Quando il lavoro è solo un tampone, ed io non sono un'emergenza.

 

Sto pulendo i mobili da portare in casa nuova, dovrebbe essere un momento di entusiasmo, di ricostruzione, ed invece tutto questo è accompagnato da una rabbia che sale, perché oggi, mentre sono immersa in polvere e detersivi, mi è arrivata l'ennesima proposta di lavoro. Un contratto di una settimana. Una. Settimana. Con la possibilità : " se va bene forse il contratto diventa di sei mesi ".

Ora, chiariamoci: io ho bisogno di lavorare, ma serve anche rispetto ; non è normale, non è giusto che una persona venga considerata solo una toppa da mettere dove manca qualcuno.
Non siamo tappi da inserire momentaneamente per tappare i buchi delle aziende, siamo delle persone con storie, responsabilità sogni e soprattutto bisogno di stabilità.



11 Lavori in 8 anni : la realtà di molti

Dal 2017 ad oggi ho avuto 11 esperienze lavorative, non perché abbia voluto cambiare continuamente, non perché non sapessi cosa volevo, ma perché tutti i contratti erano a termine, spesso anche brevi.
In alcuni casi, se anche non fossi andata via io, mi avrebbero lasciato a casa comunque, perché finiva il contratto, perché "non si poteva rinnovare", perché " quest'anno il budget non c'è ".

A quasi 43 anni mi ritrovo senza aver mai avuto un posto fisso, sempre contratti a termine, senza certezze, con alle spalle una carriera fatta di continue ripartenze e continue nuove vite, e sinceramente mi sono stancata.
Ho stretto i denti, ho cercato di non crollare e spesso riuscivo a trovare subito un'altra occupazione (a volte riuscivo a trovare prima che il contratto di lavoro terminasse) altre volte lo sapevo già : quel posto non sarebbe stato mio per sempre, o perché le aziende non facevano contratti lunghi in modo da avere ricambio di personale, o perché le aziende chiudevano, ed ad un certo punto ho detto CI PROVO, e così ho fatto una scelta che non tutti fanno, ovvero ho aperto la partita IVA.
 

Gli altri mi hanno abbandonata, io non volevo abbandonarmi

Non è andata come avrei voluto, è vero, ma almeno per una volta sono stata io a scegliere (racconto qui cos'è successo), ed anche oggi con le ferite addosso, so che quel gesto era giusto, perché nasceva dall'amore per me stessa, non dall'illusione che qualcuno mi "tenesse".

La cosa più assurda? Cercano sempre qualcuno con esperienza, ma che abbia meno dei 30 anni, così da poter attivare un contratto di apprendistato.
Quindi: devi sapere tutto, essere preparata, ma costare poco. Un incastro impossibile, che lascia fuori una generazione intera di donne e uomini che hanno superato i 30 e i 40 anni e che vorrebbero solo un lavoro dignitoso, non un favore.

La precarietà non si ferma al lavoro, non finisce con la busta paga, ti accompagna ovunque, perché se non hai un contratto a tempo indeterminato:

  • Non puoi comprare una casa, perché le banche non ti concedono un mutuo senza garanzie
  • Non puoi acquistare un'auto, a meno che qualcuno nella tua famiglia non faccia da garante (compreso il punto sopra)
  • Non puoi nemmeno affittare un appartamento in certe zone, perché in tanti non accettano chi ha la partita iva o un contratto a termine.
Eppure, senza auto come ci vai a lavoro? E se non puoi affittare o comprare casa, dove costruisci il tuo futuro? 
Tutto questo è una catena che si autoalimenta: senza stabilità lavorativa non puoi avere stabilità abitativa o personale, eppure nessuno sembra preoccuparsene.

Accettare tutto non è una virtù

Spesso si dice "Almeno hai un lavoro" , ma un lavoro senza garanzie, senza prospettive, che cambia ogni due mesi, non è un vero lavoro, è un'attesa continua, senza poterti mai fermare a progettare davvero.
Accettare tutto non è sinonimo di adattabilità, e molto spesso una mancanza di scelta reale.

Attenzione, perché noi donne abbiamo anche il jolly da giocare, quella domandina tanto SIMPATICA che spesso ai colloqui ci viene chiesta ( a me è successo solo a Maggio di quest'anno che mi è stato chiesto se ho figli, non se ne vorrei..) ovvero HAI INTENZIONE DI AVERE FIGLI.
Credo che questa sia una di quelle domande di una scortesia e maleducazione più totale, non sapendo i  trascorsi di una persona: magari non può avere figli, magari ci ha provato così tanto che ci ha rinunciato, magari non era mai il momento giusto, tanti "magari" che non dovrebbero compromettere il rendimento nel tuo posto di lavoro.

Non sono arrabbiata solo per me, ma per tutte le persone che come me si svegliano ogni giorno con la voglia di fare, di contribuire, di costruire qualcosa, ma si ritrovano sempre davanti a contratti ridicoli, offerte vaghe, e nel mercato del lavoro che non ha rispetto per le persone.
Abbiamo il diritto di chiedere continuità, dignità e riconoscimento, ed abbiamo anche il diritto di non dover accettare tutto per forza, solo per non essere ingrati, ed io credo di aver ancora tanto da dare, e non voglio più essere scelta solo per tappare i buchi altrui, perché tutti noi non siamo rattoppi.
SIAMO PERSONE INTERE.

Ciao belle donne.

  Elisa.


(c) 2025 Elisa Sinigaglia -Vietata la riproduzione senza consenso 



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